Borgata Troncea, miniere del Bet, Stazione d'Angolo


Il percorso: ammirando un panorama che cambia continuamente percorriamo, in buona parte, la mulattiera che utilizzavano i minatori per raggiungere il colle del Bet (o colle del Beth) alle pendici del monte Ghinivert, per portare a valle il minerale prima della costruzione della teleferica alla cui stazione di partenza noi siamo diretti
Come raggiungere il punto di partenza in auto - Rifugio Troncea: (da Pinerolo circa 1 ora per 49 km.) percorrere la Strada Provinciale 23 del Colle di Sestriere (SP23R) sino a Pragelato, giunti in località Plan, alla rotonda, girare a sinistra per Via Rohrbach, proseguire diritto per Via Val Troncea (tenendo a sinistra il Torrente Chisone) sino al Ponte da Itreit che consente l'attraversamento del Torrente Chisone; da questo punto la strada diventa sterrata e seguendo le indicazioni, con deviazione a sinistra, si giunge alla Borgata Troncea ove è presente l'omonimo Rifugio Troncea
apri il percorso per raggiungere il punto località Plan (al momento non risulta possibile programmare un percorso diretto Pinerolo - Rifugio Troncea, in quanto il servizio di Google Maps fa passare da Borgata Sestriere)
Lasciata l’auto nel parcheggio presso il Rifugio Troncea occorre prendere il sentiero mulattiera che svolta subito a sinistra (indicato con il numero 320) fatto costruire da Pietro Giani nel 1863 per il trasporto del minerale, tramite slitte, fino alla Fonderia della Tuccia
Dopo poche centinaia di metri si lascia sulla sinistra la mulattiera che va a Seites e si sale a zig zag in un bosco di larici
In località Forni di San Martino (2300 metri circa) si lascia a sinistra il sentiero 334 per il colle dell’Arcano e si prosegue verso la conca delle miniere
A quota 2440 metri si lascia a sinistra il sentiero per il colle del Bet (o colle del Beth) e seguendo il sentiero in leggera discesa si raggiunge in breve tempo la stazione d’Angolo
Il sentiero non presenta particolari difficoltà, è attrezzato con bacheche che descrivono sia l’ambiente naturale che l’attività mineraria
Il fondo presenta ogni tanto rami e pietre per buona parte si può camminare affiancati. La segnaletica è esauriente
La carta topografica di riferimento è la Fraternali 1:25.000 n. 2 (ma sono disponibili anche altre carte)
Parcheggio: vicino al rifugio Troncea
Tempistica del gruppo: 2,15 ore (andata)
Dislivello salita: 520 metri
Quota iniziale 1915 metri
Quota finale 2435 metri
Tipologia di terreno: fondo naturale
Esposizione: al sole
Acqua: alla partenza
Ristorazione: pranzo al sacco o presso il Rifugio Troncea (su prenotazione)
Rientro per il sentiero di andata
Rientro ad anello: non consigliabile
Stagioni: da giugno ad ottobre
Attenzione: La Borgata Troncea (come anche il Rifugio) sono all'interno del Parco Naturale Val Troncea del gruppo Parco Alpi Cozie pertanto non è possibile raggiungerla in auto; per poterlo fare noi abbiamo chiesto l’autorizzazione scritta all’Ente Parco, che vagliato il motivo l'ha concessa

La storia delle miniere del Bet, il rame

L'origine della storia delle miniere di rame del Bet risale al 1739 quando il sig. Matteo Allamand, il giorno 12 ottobre 1739, si presenta al Consiglio Comunale di Pragelato asserendo di aver trovato del minerale di rame nel vallone di Mendie e chiede di essere autorizzato a proseguire le ricerche
La storia pionieristica delle miniere del Bet parte da quel giorno ed arriva fino al 1863, quando il più importante giacimento della zona, a quota 2775 metri, viene dato in concessione a Pietro Giani, col nome ufficiale di "Miniere di Vallon Cros e Glacières"
Da quel momento si può parlare di sfruttamento industriale dei giacimenti
Tra il 1863 ed il 1872 il Giani ed il nuovo socio francese Giacomo Guilmin, costruiscono per il trattamento del minerale un piccolo fabbricato, denominato "Fonderia della Tuccia" in località Clot des Touches, sul fondo della Val Troncea e dei forni, detti di San Martino, a quota 2320 metri, dove il materiale estratto viene alleggerito mediante la cottura delle scorie per facilitarne il trasporto a valle
I notevoli investimenti sostenuti a fronte di scarse entrate, portano al fallimento del Giani ed alla sospensione delle attività
Lo sfruttamento venne ripreso nel 1887, con scarso successo, dall’erede del Guilmin che nel 1890 è costretto a cedere le miniere ad una società italo-francese, la Compagnia Rami e Zolfi di Pinerolo
La Compagnia organizza i lavori con metodi industriali. Inizia i lavori di scavo della galleria "Nuova" per collegare direttamente le galleria che si aprono in Val Germanasca alle gallerie della Val Troncea, evitando di far passare il minerale estratto attraverso il Colle del Bet, consentendo così il lavoro anche d’inverno
Viene costruita una teleferica lunga 4000 metri, dalla stazione di partenza d’Angolo sita a 2435 metri, in località Vaiolet, fino alla Tuccia, a 1730 metri
Le strutture e gli impianti della Tuccia vengono ampliati e modernizzati con la costruzione di una centrale elettrica. L’energia prodotta, circa 150 kwh, serve per il trattamento del materiale e all'impiego di perforatrici elettriche in galleria
Per poter lavorare nella stagione invernale si costruiscono, vicino all’imbocco della costituenda galleria Nuova a quota 2540 metri, dei baraccamenti destinati ad abitazione dei minatori
Nel 1899 il complesso minerario cambia di proprietà, passando alla Società Mineraria Italiana. I lavori raggiungono la massima intensità ai primi del ‘900; vi lavoravano a tempo pieno 150 minatori
L’inverno del 1904 è molto nevoso e dopo giorni di intense nevicate il mattino di martedì 19 aprile del 1904 i 120 minatori che si trovano nelle baracche al di sotto del colle del Bet, isolati ed impauriti, si mettono in marcia verso il fondovalle
Due valanghe, che si staccano contemporaneamente dai due versanti opposti, travolgono uomini, baraccamenti, paravalanghe ed installazioni minerarie
I morti sono 81, quasi tutti molto giovani. I lavori, riprendono con molte difficoltà e si chiudono definitivamente nel 1914

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