Pagare un’iscrizione per potersi impegnare gratuitamente: l’apparente paradosso del volontariato


di Vincenzo Torti, Presidente Generale CAI   

Socie e Soci carissimi,

nessuna preoccupazione: se nel titolo ho provocatoriamente utilizzato un’espressione che potrebbe apparire complessa, cercherò subito di chiarirne il senso e le ragioni.

Spesso usiamo parole come “paradossale” o, appunto, “paradosso”, per indicare una situazione che apparentemente contraddice la logica o la comune esperienza e, ciò nonostante, risulta valida ed effettiva. Quello che, in questo modo, volevo portare alla vostra attenzione è semplicemente la considerazione che, per potere esprimere il nostro volontariato in qualsiasi contesto associativo, impegnando così tempo ed energie, oltre ad assumere delle responsabilità, ma ottenendo in cambio gratificazioni e – per usare le parole della nostra Costituzione – “svolgervi la personalità” e “adempiere i doveri di solidarietà” (art. 2), è necessario iscriversi e corrispondere una quota associativa.

Ed è questo l’apparente paradosso: pagare un’iscrizione per poi potersi dedicare gratuitamente, tra le attività organizzate dall’Associazione, a quella che abbiamo scelto di fare.

Apparente, perché versare una quota associativa è qualcosa che va molto al di là del semplice pagamento di alcune decine di euro, se solo si considera che qualsiasi formazione sociale, per potersi organizzare e operare, ha bisogno di risorse e che, in tanto il nostro diritto costituzionale (art. 18) di associarci liberamente trova attuazione, in quanto esistono realtà associative strutturate proprio grazie al contributo dei Soci.

Ed è quanto accade anche per il Club alpino italiano e per tutte le attività che a esso fanno capo.

Ciò significa che, con il pagamento del bollino, oltre a rendere possibile l’esistenza stessa del Sodalizio, se ne consentono le attività interne e la proiezione sociale e culturale anche all’esterno. Mi riferisco da un lato alla manutenzione dei rifugi, alle coperture assicurative, alle pubblicazioni, al soccorso che possiamo attivare con l’applicazione GeoResQ gratuita per i Soci, alle Commissioni, alle Strutture operative e alle nostre Scuole; dall’altro a progettualità come il Sentiero Italia Cai, l’editoria, le sollecitazioni alla tutela ambientale, i consolidati rapporti con il MIUR e i docenti, il ripristino della via Club alpino italiano ai Rochers e quant’altro.

A questo punto potreste osservare che, in tutto questo, non vi è nulla di nuovo e chiedere legittimamente il perché di questo editoriale.

La ragione è molto semplice e lo spunto mi è derivato dalla comunicazione, piena di tristezza e di incredulità, di un presidente sezionale che mi segnalava la sua impossibilità di pagare il bollino a favore di alcuni Soci particolarmente attivi, per garantire il loro permanere in Sezione, mentre in altri contesti tale pagamento sarebbe stato loro assicurato gratuitamente.

Non vi nascondo di aver provato la stessa incredulità e la stessa tristezza: la prima, perché il costo del bollino del Cai è così oggettivamente esiguo rispetto a quello che rappresenta e offre, da rendere impensabile che la preferita gratuità potesse corrispondere a difficoltà economiche o, con diversa lettura, a chissà quale risparmio; la seconda perché in tale modo vedevo messo in discussione tutto il significato sotteso al divenire e al continuare a essere Soci, rappresentato da quel senso di appartenenza che non può mai mancare e che deve riferirsi, prioritariamente al Club alpino italiano e poi all’attività in cui ci si vuole impegnare.

Chi vuole operare nel Sodalizio, quindi, lo può fare solo e soltanto perché ha liberamente scelto di entrarne a far parte, condividendo i valori e gli ideali e non già perché in esso trova una struttura già organizzata in cui operare.

Ho già avuto modo di ricordare, con le parole di Giorgio Gaber, che “l’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme; l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé”.

Ed è questa l’appartenenza, e non altro, che facciamo nostra nel momento in cui, all’iscrizione o al rinnovo, manifestiamo col pagamento del bollino la nostra convinta adesione a un Cai del quale ci sentiamo veramente partecipi, poco conta se come semplici iscritti frequentatori della montagna o come Soci attivi, Dirigenti, Titolati o Soccorritori.

Cercare scorciatoie, oltre a non fare particolare onore, equivale a negare tutto questo e, quindi, il significato stesso dell’iscrizione che, di contro, può essere solo espressione di convinta adesione e volontà di partecipazione.

Pubblicato originariamente sul numero di Aprile di Montagne360, la rivista del CAI - Club Alpino Italiano.

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02 aprile 2019